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Suonando a Cuba, e pure bene

Suonando a Cuba, e pure bene
Così la giornalista Vladia Rubio intitola la sua critica pubblicata dal Portale della Televisione Cubana su un nuovo talent show sul canale Cubavision (in onda le domeniche alle 20.30, ora locale) e Cubavision Internacional che sta facendo molto parlare: “Sonando en Cuba”. Noi di Cubamusic.com riportiamo di seguito alcune interessanti riflessioni su questa importante iniziativa per la musica cubana.

Da molto tempo si avvertiva nella tv cubana un vuoto per quanto riguarda i talent show. Salvo “La neurona intranquila” – il cui fine era ben diverso da quello che si può vedere in onda adesso -, non rimbombava in maniera forte e decisa nella televisione made in Cuba un programma di questo tipo sin dai tempi dei vetusti “Para bailar”, “Todo el mundo canta”, “Buscando al sonero” e “9550”.

Data la marcata preferenza verso proposte di questo tipo, sia dentro che fuori dai confini cubani, il pubblico di allora puntava ad altri programmi simili e stranieri. Ma niente è buono come il vino di casa, in questo caso tutt’altro che inacidito, che sta portando elogi in quantità all’ultimo programma di casa RTV Comercial.

Sebbene programmi simili esistano da molto, l’idea di Paulito FG trasformata in realtà da Rudy Mora, nel ruolo di autore e direttore generale, aggiunge nuovi condimenti a un piatto già collaudato, rinnovandolo e conferendogli una serie di caratteristiche che lo rendono pienamente degno del piccolo schermo.

È l’esempio delle incursioni a sorpresa nelle case o negli istituti degli aspiranti per annunciare la loro partecipazione. Assieme allo stupore e alla contentezza dei candidati e delle loro famiglie, lo spettatore ha così la possibilità di vedere come vivono gli altri cubani, partecipare alla loro meraviglia, paura, gioia… tutto questo con un’autenticità che riflette le sensazioni dello spettatore, che si identifica attraverso lo schermo.

Probabilmente è questo uno dei punti di forza del programma: la sua cubanía. Con la continuità nel repertorio dei suoi concorrenti, nella caratura dei conduttori e financo dei giurati, i cui commenti, scevri da qualsiasi odore di ampolloso e accademico, sono percepiti come utili e al contempo attenti a non ferire, incoraggiandoli, i concorrenti, persone qualsiasi tra le oltre 11 milioni di persone che popolano questa isola musicale.

E dato che dire “cubanía” non equivale a “cubaneo” o “populismo”, a “Sonando…” aleggia anche un attento senso del moderno e del buon gusto – purtroppo assente in non poche esperienze della TV domestica. A partire dalle luci, dalla scenografia, fino alla parlata, all'abbigliamento, al trucco, l’immagine generale di conduttori e partecipanti, gli inserimenti promozionali, la fotografia, la colonna sonora… ciascuna componente si incastra in modo coerente e promettente, grazie ad un team di realizzazione in cui si spalleggiano gioventù, talento ed esperienza.

Se più in alto si affermava che la “cubanía” è uno dei punti di forza del nuovo programma, nel quale si dimostra che non è necessario inserire una bandiera nella scenografia per vendicare la cubanità, è altresì importante notare che la famiglia è un altro dei pilastri su cui esso poggia. La famiglia, secondo recenti studi sociologici, resta la priorità fondamentale e immutabile di coloro che vivono a questa latitudine dei Caraibi; “Sonando…” non solo lo sa bene, ma lo sottolinea.

Chiaramente non si tratta di una produzione da due soldi, d'altronde la trilogia “bueno, bonito y barato” (buono, bello ed economico, ndt) è quasi utopia nel mondo televisivo, soprattutto se si considera l’impatto delle nuove tecnologie e i riferimenti internazionali con i quali, piaccia o meno, lo spettatore si trova a fare paragoni.

In ogni caso, un anno di preparazione per i finalisti, su un totale di 900, è forse un tempo troppo lungo; e il minuto, trasmesso secondo per secondo, che prepara l’aspirante all'ingresso in scena forse avrebbe potuto essere ridotto a un conto alla rovescia di 5 secondi, perché un minuto in televisione è denaro, e le informazioni visive che offre scadono nella ridondanza. Tuttavia esso apporta la necessaria quantità di suspense al tutto, compreso il gesto nervoso o la lacrima a corredo dello spettacolo. Chi aspira a livelli di sobrietà da saggio filosofico dovrà sintonizzarsi altrove.

Tanta era l’attesa creata che la qualità dei primi quattro concorrenti forse non ha soddisfatto tutte le aspettative. Ma le loro stonature, il non sempre corretto uso del diaframma o la mai totale immersione nel pezzo durante l’esecuzione lasciavano intendere, in fin dei conti, che si trattava di veri aficionados, gente comune con la passione per il canto, e non geni indiscussi.

Benissimo che l’idea iniziale per questo programma sia partita proprio da un musicista, Paulo FG – che si occupa anche della produzione musicale –; altrettanto buona la partecipazione di figure di spicco del panorama musicale cubano in veste di padrini e giurati. Si sente un profondo senso di appartenenza in parte di questa organizzazione che comprende il valore nell'esaltare, specialmente in quest’epoca, la musica cubana e i suoi futuri interpreti.

Qualcosa suona nella Televisione Cubana, e pure bene. È la musica di Cuba e soprattutto del suo popolo, che da tempo meritava una cosa così.